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Verso spazi vitali smart, dalle città ai borghi rurali. Un articolo di Saverio Romeo

Le aree rurali e periferiche sono spazi con specifiche caratteristiche che l’Internet delle cose può reinterpretare e rendere attrattivi e vitali per l’economia e la società. Pubblichiamo una riflessione sul tema di Saverio Romeo, ricercatore lucano che lavora a Londra per la Beecham Research e segue le attività di IfoRD.

Verso spazi vitali smart, dalle città ai borghi rurali

Il paradigma di internet delle cose e la visione urbanocentrica delle smart city

Tecnologie per Smart Farming

Tecnologie per Smart Farming

L’interesse per le smart city è motivato dalla crescente urbanizzazione. I flussi migratori stanno concentrando la popolazione mondiale in aree fortemente urbanizzate. Le tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni permettono di riprogettare le città per sostenere questo cambiamento demografico. Il concetto di smart city definisce questo nuovo processo di progettazione delle città.

Il paradigma dell’internet delle cose (oggetti e luoghi concreti) è la struttura portante dello sviluppo delle smart city. Questo approccio ruota intorno all’idea che le città sono il centro dell’economia e che per esserlo hanno necessità di intelligenza e, quindi, di persone. Le persone hanno bisogni e le città, viste come sistemi di sistemi, possono soddisfarli. Il concetto di smart city è un modo per attuare questa visione urbanocentrica.

Vedere le aree rurali come spazi smart

Ma il rapido ritmo dell’urbanizzazione è inevitabile e desiderabile? Perché non rendere le aree rurali più attrattive in termini di qualità della vita, innovazione e opportunità? Le aree rurali e periferiche sono spazi con specifiche caratteristiche, molte delle quali non valorizzate perché non vi è stato un sufficiente impegno su di esse. L’internet delle cose può reinterpretare questi spazi, trasformarli in spazi smart, rendendoli attrattivi e vitali per l’economia e la società.

L’agricoltura smart, un’opportunità economica e una leva dello sviluppo delle aree rurali

I produttori di macchine agricole, come John Deere, CNH-Global, CLAAS, AGCO e altri operano da un po’ di tempo sull’agricoltura di precisione. L’obiettivo principale è aumentare la produzione di cibo e ridurre l’uso di energia. I loro macchinari diventano più intelligenti, equipaggiati con sensori che acquisiscono dati sugli appezzamenti di terra e sulle colture. I dati affluiscono a sistemi di gestione delle informazioni, conosciuti anche come sistemi agricoli di gestione dell’informazione per ottimizzare le operazioni. Essi rappresentano assemblaggi realmente intelligenti e connessi.

Queste novità si applicano anche in appezzamenti di terreno di piccole dimensioni, come i vigneti, dove reti di sensori controllano i grappoli, mandano dati al sistema di gestione delle informazioni e permettono di ottimizzare le operazioni colturali e di migliorare la qualità. Cose analoghe avvengono nell’allevamento e nell’itticoltura.

L’agricoltura, a prescindere dalle tipologie e dalle dimensioni, sta adottando la visione IoT (internet degli oggetti), in cui l’appezzamento di terra è uno spazio in cui i dati sono utilizzati per ottimizzare i processi e per creare nuovi servizi. Queste attività sono integrate con le industrie di trasformazione, che hanno adottato anch’esse la tecnologia IoT.

La visione IoT si può espandere in molte attività delle aree rurali. Le tecnologie possono essere utilizzate nel turismo, nell’artigianato, nei servizi sociali e sanitari, nell’industria culturale. Le tecnologie possono connettere le aree urbane con quelle rurali, creando un continuum di opportunità. Si tratta di promuovere tutti questi strumenti, coinvolgendo vari settori, dagli operatori di reti mobili ai fornitori di tecnologie dei sensori, ai fornitori specializzati di tecnologie M2M. Se questo avverrà, usando modelli open data, nelle aree rurali potranno crescere gli ecosistemi di start-up.

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“Forum, voglia di partecipazione”, l’articolo del Quotidiano di Latina sull’incontro del 25 luglio

Il Forum a Latina, 25 luglio 2014

25 luglio 2014, il Forum al Circolo Cittadino di Latina

Riportiamo l’articolo pubblicato da Il Quotidiano di Latina a commento del Forum “Progettazione Partecipata e Fondi Europei 2014-2020” che si è tenuto a Latina il 25 luglio 2014:

Il Quotidiano di Latina, 27 luglio 2014
“Forum, voglia di partecipazione”

Il Forum “Progettazione Partecipata e Fondi Europei 2014-2020”, che si è tenuto nei giorni scorsi presso il Circolo Cittadino (il Prefetto D’Acunto non ha potuto presenziare ma non ha fatto mancare il proprio saluto), ha fatto registrare la grande partecipazione auspicata dagli organizzatori.

La scaletta prevista è stata rispettata alla lettera: Conciliazione di esigenze, aspirazioni e sogni degli attori sociali del territorio; Sostenibilità, ovvero l’assicurazione del soddisfacimento dei bisogni presenti e futuri della comunità interessata, la felicità sociale condivisa; Apprendimento continuo e permanente, durante tutto l’arco della vita di ciascun attore che vive nella comunità, e la “sapienza praticata”, cartina di tornasole dell’apprendere; Progettazione concertata e partecipata con le forme nuove di ascolto dei bisogni, per una più intelligente ed efficace capacità di intervento sulle complessità del vivere civile; Sogno, come motore potente di ogni cittadino, imprenditore, operatore sociale, rappresentante istituzionale, e spinta verso il progredire continuo della città e del territorio; Percorsi e cambiamenti nel dinamismo di una comunità locale quando punta tutta insieme ad obiettivi di sviluppo sostenibile e di crescita umana collettiva.

Venti i professionisti che hanno contribuito alla preparazione del Forum, tra i quali alcuni neolaureati, prevalentemente residenti o attivi in città, e 150 le persone che hanno assistito ai lavori. Lavori che hanno posto l’accento sullo sviluppo sostenibile, dal basso, per sperare di arrivare al più presto a una comunità in cui nessuno si senta escluso da qualsiasi tipo di progetto.

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