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La Rete Fattorie Sociali alle Regioni: più attenzione all’Agricoltura Sociale nei PSR

La Rete Fattorie Sociali scrive alle Regioni per chiedere più attenzione verso l’Agricoltura Sociale nei nuovi Programmi di Sviluppo Rurale.

La Rete Fattorie Sociali ha inviato agli Assessori all’Agricoltura delle Regioni le proprie osservazioni e proposte riguardanti i Programmi di Sviluppo Rurale 2014-2020. Le Regioni stanno, infatti, negoziando coi Servizi della Commissione Europea i documenti di programmazione e dovranno apportare modifiche e integrazioni agli schemi iniziali.

“Da un esame compiuto dalla nostra Rete – è scritto nella missiva – emerge che il ruolo assegnato all’Agricoltura Sociale nei PSR sembra essere sostanzialmente inferiore a quanto reso possibile dalla normativa UE e dall’Accordo di Partenariato. Sporadiche le misure in cui essa è esplicitamente contemplata ed è del tutto assente una visione organica del ruolo che può essere svolto dall’agricoltura sociale nell’ambito dei PSR”. La Rete Fattorie Sociali ha sollecitato le Regioni a tener conto delle proprie proposte nella stesura definitiva dei documenti di programmazione.

– Scarica la nota inviata alle Regioni: Osservazioni Rete Fattorie Sociali PSR 2014-2020 (pdf – 0,12 MB)

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“Contro il non profit” di Giovanni Moro, il 6 marzo la presentazione a Roma con l’intervento dell’assessora Danese

Il 6 marzo 2015 la libreria L’Altracittà e l’associazione IfoRD hanno presentato a Roma, presso la libreria, il libro di Giovanni Moro “Contro il non profit”. Con questa iniziativa la libreria e l’associazione hanno partecipato alla campagna “Spiazziamoli – 50 piazze per la democrazia e contro le mafie”, che si è svolta il 6 e 7 marzo a Roma.

Sono intervenuti, oltre all’autore, Stefano Anastasia, presidente onorario dell’associazione Antigone, Mario Campli, membro del Comitato Economico e Sociale Europeo, Alfonso Pascale, membro del Comitato Tecnico Scientifico del Forum del Terzo Settore Lazio e, fuori programma, Francesca Danese, assessora alle Politiche sociali di Roma Capitale.

L’assessora Danese ha annunciato che nelle politiche sociali Roma Capitale intende adottare il metodo della coprogettazione, coinvolgendo i soggetti interessati nella definizione degli interventi da attuare.

L’associazione IfoRD ha apprezzato l’intervento dell’assessora e le ha inviato il documento sull’attuazione della Programmazione dei Fondi Europei 2014-2020 nei territori di Roma, diffuso nel mese di settembre 2014 dalla Rete Fattorie Sociali, dal Forum Terzo Settore Lazio e da IfoRD, nel quale si chiedeva di applicare il metodo del Community Led Local Development (sviluppo locale guidato dalla comunità) nell’attuazione delle politiche di sviluppo e coesione.

Auspichiamo che metodi partecipativi siano applicati nel modo più ampio, nelle politiche sociali e in generale dell’utilizzo dei finanziamenti europei per il periodo 2014-2020. Riteniamo che la partecipazione e la coesione sociale siano la principale risposta alla diffusione della mafie a Roma, come è chiaramente evidenziato in un recente intervento di Alfonso Pascale.

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“Radici & Gemme” a Cava de’ Tirreni, ricordando Rocco Scotellaro

Il 6 febbraio 2015 il Bar Libreria Rodaviva e l’associazione IfoRD hanno promosso un pomeriggio di riflessione su Rocco Scotellaro e la società civile delle campagne. L’iniziativa si è svolta a Cava de’ Tirreni, dove l’intelletuale e politico lucano studiò presso il collegio dei Cappuccini.
Alessandra Ranucci ha letto brani delle opere e delle lettere di Scotellaro, commentati da Alfonso Pascale. Pascale ha illustrato le motivazioni che lo hanno portato a scrivere il libro “Radici & Gemme. La società civile delle campagne dall’Unità ad oggi” e come esso sia in buona parte ispirato proprio dal pensiero e dall’azione di Scotellaro.
Al termine dell’incontro Alfonso Pascale ha rilasciato l’intervista che potete ascoltare nel video:

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Presentazione di “Dieta Mediterranea. Armonia, Benessere, Sostenibilità”. L’intervento di Sancia Gaetani

Appunti per la presentazione del libro “Dieta Mediterranea. Armonia, Benessere, Sostenibilità” (Editrice La Nuova Scuola Medica Salernitana) di Danilo D’Ambrosio

di Sancia Gaetani

La presentazione del libro a Fondi

La presentazione del libro a Fondi

Già nella presentazione di Claudio Tubili, docente alla Scuola di Specializzazione di Scienza dell’Alimentazione all’Università La Sapienza e diabetologo all’ospedale San Camillo, è chiarito che il libro si rivolge non solo agli “addetti ai lavori” ma ad un pubblico più ampio di educatori e di consumatori intelligenti. Penso che questo sia il suo pregio principale.

Dal 2010 la Dieta Mediterranea è stata iscritta dall’UNESCO nella lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’umanità, riconoscendo tale patrimonio a Italia, Marocco, Grecia e Spagna. Dal 2013 tale riconoscimento è stato esteso a Cipro, Croazia e Portogallo. La richiesta era già stata presentata dall’Italia nel 2007 ma bocciata. Ripresentata nel 2009 è stata invece accettata.

In questo libro di D’Ambrosio è spiegato molto bene un concetto che a me sta molto a cuore e che non è assolutamente chiaro a tutti i medici, e neanche a quelli che si occupano di nutrizione professionalmente. La Dieta Mediterranea non è solo un insieme di cibi che, come venne messo in luce da Ancel Keys[1], proteggono dall’obesità da cui poi derivano malattie degenerative come diabete di tipo 2, arteriosclerosi e malattie cardiocircolatorie in generale (che sono nel mondo una delle prime cause di morte), ma è uno stile di vita che purtroppo si è in gran parte perso in Italia con il boom economico del paese degli anni ’60.

La Dieta Mediterranea, dal Greco diaita (stile di vita, modo di vivere) rappresenta un insieme di competenze, conoscenze, pratiche e tradizioni che vanno dal paesaggio, alla tavola, includendo le colture, la raccolta, la pesca, la conservazione, la trasformazione, la preparazione e, in particolare, il consumo di cibo.
La Dieta Mediterranea è caratterizzata da un modello di tipo mediterraneo costituito principalmente da olio di oliva, cereali, soprattutto frumento (pane e pasta), legumi, frutta fresca e secca, verdure, una moderata quantità di pesce, latticini, carne e molte erbe aromatiche, il tutto accompagnato da vino bevuto con moderazione e durante i pasti.

La Dieta Mediterranea, essendo uno stile di vita, promuove la socializzazione, poiché il pasto in comune è alla base dei costumi sociali e delle festività condivise da una certa comunità che ha in comune conoscenze, leggende, canzoni, massime e racconti. La Dieta Mediterranea si fonda sul rispetto per il territorio e la biodiversità e garantisce la conservazione e lo sviluppo delle attività tradizionali e dei mestieri collegati alla pesca e all’agricoltura nelle zone bagnate dal Mediterraneo.
Le donne svolgono un ruolo indispensabile nella trasmissione delle competenze e nella salvaguardia delle tecniche.

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Presentato a Roma “Radici & Gemme. La società civile delle campagne dall’Unità ad oggi”. L’Intervento di Massimo Leone

Pubblichiamo uno degli interventi alla presentazione del libro di Alfonso Pascale “Radici & Gemme. La società civile delle campagne dall’Unità ad oggi” tenuta il 27 ottobre 2014 a Roma presso la Casa della Cultura di Villa De Sanctis.

Roma, 27 ottobre 2014 - Da sinistra nella foto: Renate Goergen, Saverio Ciaccio, Stefania Ficacci, Giacomo Schettini, Michele Padula.

Roma, 27 ottobre 2014 – Da sinistra nella foto: Renate Goergen, Saverio Ciaccio, Stefania Ficacci, Giacomo Schettini, Michele Padula.

Quella di oggi è la terza iniziativa promossa dall’associazione IfoRD in cui si discute delle tesi esposte da Alfonso Pascale nel suo libro “Radici & Gemme”. Giusto un anno fa la presentazione del libro a Fondi è stata la prima iniziativa pubblica di IfoRD.

Il nostro interesse verso il lavoro di Alfonso Pascale deriva dalla convinzione che non ci possono essere politiche per lo sviluppo rurale adeguate ai nostri tempi se non cambia il modo in cui viene rappresentato e percepito il mondo rurale in Italia.

Uno schieramento ampio e variegato, che include associazioni di rappresentanza degli agricoltori come aziende e associazioni che si presentano come tutori e promotori della qualità dei prodotti italiani, diffonde una immagine caricaturale dell’agricoltura italiana, raffigurata ancora come se fosse in qualche modo separata dal resto della società.

Sono stato il mese scorso nei Paesi Bassi, a Rotterdam, e mi sono trovato per caso a visitare il cantiere nel nuovo mercato al dettaglio della frutta e della verdura, inaugurato il primo ottobre. Questo mercato è stato realizzato con le tecnologie più avanzate, nel pieno centro della città, decorato da bellissimi dipinti murali che coprono 11.000 metri quadrati. Nella stessa città, presso uno dei principali istituti olandesi di disegno industriale, era in corso una mostra su Sikko Mansholt, il fondatore della politica agraria europea.

I risultati dell’attenzione dei Paesi Bassi verso l’agricoltura sono evidenti: con una superficie pari a meno del doppio della sola Lombardia, questo paese è il secondo esportatore mondiale di prodotti agricoli, dopo gli USA. In ampie porzioni del nostro paese invece, mancando gli investimenti e un idoneo contesto sociale, l’agricoltura sopravvive solo grazie allo sfruttamento selvaggio del lavoratori immigrati, e spesso non solo degli immigrati.

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Fondi Europei 2014-2020 nei territori di Roma, un contributo alla Programmazione

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Contributo della Rete Fattorie Sociali, Forum Terzo Settore Lazio e IfoRD sull’attuazione della Programmazione dei Fondi Europei 2014-2020 nei territori di Roma

1. I percorsi partecipativi di sviluppo locale

Gli studi recenti sul territorio metropolitano di Roma identificano una realtà non più contrassegnata distintamente da città e campagna, ma da un continuum urbano-rurale, da una rurbanizzazione che è frutto di un tessuto sociale dinamico, reattivo e policentrico.

Le agricolture civili, con istanze ed esperienze diversificate, si candidano ad assumere un ruolo di cerniera e di saldatura di un territorio in cui sono sempre più evidenti le confluenze e le intersezioni.

L’impossibilità di programmare e pianificare la città-territorio con gli strumenti che abbiamo utilizzato finora è, del resto, sempre più condivisa anche nella comunità scientifica.

Occorrono, invece, percorsi di progettazione ad alta risoluzione capaci di mobilitare le comunità locali, cioè i soggetti e i gruppi che le compongono, senza più separarli per categorie. Anche i luoghi dell’abitare non sono più spazi chiusi, ma ogni edificio o spazio tende a trasformarsi in luogo polivalente, inglobando diverse funzioni nel legarsi ad altri edifici e ad altri spazi. È quanto sta avvenendo spontaneamente in diverse realtà locali di Roma a partire da iniziative come Progetto Corviale Domani, Forum del Parco delle Energie, Metropoliz.

Solo in tali percorsi le persone che vivono ai margini della società e prive di rappresentanza non saranno considerate un mondo a parte, ma persone come tutte le altre che hanno bisogni identici a quelli espressi dalle altre. Bisogna mettere a disposizione di tutti le opportunità per prendere coscienza di se stessi come individui e poter procedere alla propria liberazione.

Per ricostituire nelle diverse polarità di Roma le comunità-territorio e per fare in modo che queste possano meglio cogliere le opportunità della globalizzazione, bisognerebbe accompagnarle ad acquisire la capacità di autorappresentarsi e di costruire la propria immagine.

Si tratta di esaltare la diversità e il pluralismo, ricercando le sinergie e le complementarità, ma partendo da una forte capacità delle comunità-territorio di avere una chiara percezione di sé, per fare in modo che gli scambi culturali ed economici con altre comunità-territorio del mondo globale siano reciprocamente arricchenti e improntati ad una relazionalità collaborativa.

Le arti e le tecnologie dell’informazione e della comunicazione possono alimentare la capacità delle reti locali di costruire in modo creativo la propria immagine e di riscoprire il “Genius loci” come processo culturale di autocoscienza e di apertura agli altri.

Andrebbe predisposta una mappa dei percorsi partecipativi “dal basso”, in cui si integrano obiettivi di sviluppo sostenibile, inclusione sociale, tutela e valorizzazione delle risorse agricole e paesaggistiche, rigenerazione urbana, riconversione ecologica, e delle azioni riguardanti la promozione dell’agricoltura sociale e la gestione dei rifiuti per riciclaggio e riuso.

Successivamente, si potrebbe investire in “metodo d’azione”. Si tratta di proiettarsi come strumento di accompagnamento e supporto dei processi di sviluppo locale partecipativo nei diversi territori, fungendo da collante tra soggetti pubblici e privati e tra soggetti di settori diversi, nonché da “agente federatore” dei progetti, per favorire lo scambio di buone pratiche, approfondire tematiche comuni e sperimentare percorsi di ricerca-azione.

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Verso spazi vitali smart, dalle città ai borghi rurali. Un articolo di Saverio Romeo

Le aree rurali e periferiche sono spazi con specifiche caratteristiche che l’Internet delle cose può reinterpretare e rendere attrattivi e vitali per l’economia e la società. Pubblichiamo una riflessione sul tema di Saverio Romeo, ricercatore lucano che lavora a Londra per la Beecham Research e segue le attività di IfoRD.

Verso spazi vitali smart, dalle città ai borghi rurali

Il paradigma di internet delle cose e la visione urbanocentrica delle smart city

Tecnologie per Smart Farming

Tecnologie per Smart Farming

L’interesse per le smart city è motivato dalla crescente urbanizzazione. I flussi migratori stanno concentrando la popolazione mondiale in aree fortemente urbanizzate. Le tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni permettono di riprogettare le città per sostenere questo cambiamento demografico. Il concetto di smart city definisce questo nuovo processo di progettazione delle città.

Il paradigma dell’internet delle cose (oggetti e luoghi concreti) è la struttura portante dello sviluppo delle smart city. Questo approccio ruota intorno all’idea che le città sono il centro dell’economia e che per esserlo hanno necessità di intelligenza e, quindi, di persone. Le persone hanno bisogni e le città, viste come sistemi di sistemi, possono soddisfarli. Il concetto di smart city è un modo per attuare questa visione urbanocentrica.

Vedere le aree rurali come spazi smart

Ma il rapido ritmo dell’urbanizzazione è inevitabile e desiderabile? Perché non rendere le aree rurali più attrattive in termini di qualità della vita, innovazione e opportunità? Le aree rurali e periferiche sono spazi con specifiche caratteristiche, molte delle quali non valorizzate perché non vi è stato un sufficiente impegno su di esse. L’internet delle cose può reinterpretare questi spazi, trasformarli in spazi smart, rendendoli attrattivi e vitali per l’economia e la società.

L’agricoltura smart, un’opportunità economica e una leva dello sviluppo delle aree rurali

I produttori di macchine agricole, come John Deere, CNH-Global, CLAAS, AGCO e altri operano da un po’ di tempo sull’agricoltura di precisione. L’obiettivo principale è aumentare la produzione di cibo e ridurre l’uso di energia. I loro macchinari diventano più intelligenti, equipaggiati con sensori che acquisiscono dati sugli appezzamenti di terra e sulle colture. I dati affluiscono a sistemi di gestione delle informazioni, conosciuti anche come sistemi agricoli di gestione dell’informazione per ottimizzare le operazioni. Essi rappresentano assemblaggi realmente intelligenti e connessi.

Queste novità si applicano anche in appezzamenti di terreno di piccole dimensioni, come i vigneti, dove reti di sensori controllano i grappoli, mandano dati al sistema di gestione delle informazioni e permettono di ottimizzare le operazioni colturali e di migliorare la qualità. Cose analoghe avvengono nell’allevamento e nell’itticoltura.

L’agricoltura, a prescindere dalle tipologie e dalle dimensioni, sta adottando la visione IoT (internet degli oggetti), in cui l’appezzamento di terra è uno spazio in cui i dati sono utilizzati per ottimizzare i processi e per creare nuovi servizi. Queste attività sono integrate con le industrie di trasformazione, che hanno adottato anch’esse la tecnologia IoT.

La visione IoT si può espandere in molte attività delle aree rurali. Le tecnologie possono essere utilizzate nel turismo, nell’artigianato, nei servizi sociali e sanitari, nell’industria culturale. Le tecnologie possono connettere le aree urbane con quelle rurali, creando un continuum di opportunità. Si tratta di promuovere tutti questi strumenti, coinvolgendo vari settori, dagli operatori di reti mobili ai fornitori di tecnologie dei sensori, ai fornitori specializzati di tecnologie M2M. Se questo avverrà, usando modelli open data, nelle aree rurali potranno crescere gli ecosistemi di start-up.

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Fondi Europei 2014-2020, lettera aperta al presidente Zingaretti e al sindaco Marino

foto: Hortus Urbis, Parco Regionale dell'Appia Antica

foto: Hortus Urbis, Parco Regionale dell’Appia Antica

Fondi Europei 2014-2020, Progettazione partecipata per lo sviluppo locale nei territori di Roma
Lettera aperta al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e al sindaco di Roma Capitale Ignazio Marino
La Rete Fattorie Sociali, il Forum Terzo Settore Lazio e l’Associazione IfoRD hanno organizzato il 25 giugno scorso il Convegno “Fondi Europei 2015-2020. Sperimentare il metodo della Community Led nei territori di Roma” con il Patrocinio dell’Assessorato Ambiente, Rifiuti e Agroalimentare di Roma Capitale. L’iniziativa è scaturita dall’opera di sensibilizzazione svolta dai soggetti proponenti sulla base del documento “Proposte per il Programma di Sviluppo Rurale (PSR) e per i Programmi Operativi Regionali (FESR e FSE) 2014-2020 della Regione Lazio”, inviato il 10 gennaio 2014 al Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti.

Hanno partecipato all’incontro circa duecento persone impegnate, a diverso titolo, in percorsi partecipativi e partenariati locali che vedono al centro la tutela e la valorizzazione di ecosistemi agricoli, l’agricoltura sociale, la creazione artistica e culturale anche mediante l’utilizzo di tecnologie digitali emergenti, per consolidare la resilienza urbana e perseguire lo sviluppo sostenibile.

Tutti gli intervenuti hanno condiviso l’esigenza di cogliere le opportunità della programmazione dei Fondi Strutturali e d’Investimento Europei (SIE) 2014-2020 e, in particolare, i vantaggi per i territori di Roma derivanti dal metodo della progettazione partecipativa dal basso.

Finora siffatto approccio è stato previsto esclusivamente per i territori rurali. Con il nuovo ciclo di programmazione, la Regione Lazio può decidere di estendere tale metodo anche ai territori urbani dando la possibilità a partenariati pubblico-privati locali di elaborare piani di azioni locali che utilizzino contestualmente i diversi Fondi Europei.

Dal dibattito viene confermata la richiesta alla Regione Lazio di compiere in modo netto tale scelta. Valorizzando la funzione sociale e terapeutico-riabilitativa delle attività agricole che si svolgono nella campagna romana e promuovendo collaborazioni e integrazioni tra soggetti pubblici e privati operanti nei differenti settori, si potranno tenere insieme innovazione, sostenibilità ambientale e inclusione sociale e fare in modo che l’agricoltura urbana dia vita a nuovi modelli di welfare produttivo.

Dal Convegno è uscita consolidata l’idea che il territorio metropolitano di Roma non sia più contrassegnato distintamente da città e campagna, ma da un continuum urbano-rurale, da una rurbanizzazione che è frutto di un tessuto sociale dinamico come molteplicità dialettica di sistemi, reattiva e policentrica.

Le agricolture civili (fattorie sociali, orti urbani, gruppi di acquisto solidali, mercati agricoli di vendita, comunità di cibo, ecc.) con le loro istanze e le loro esperienze diversificate devono candidarsi ad assumere un ruolo di cerniera e di saldatura di un territorio che soltanto una mentalità con gli occhi rivolti al passato riesce ancora a scansionare in mondo urbano e rurale collocandoli in contrapposizione, quando invece sono sempre più evidenti le confluenze e le intersezioni.

Da siffatta constatazione deriva il convincimento – sempre più condiviso anche nella comunità scientifica – che sia ormai impossibile programmare e pianificare la città-territorio con gli strumenti che abbiamo utilizzato finora.

Occorrono, invece, percorsi di progettazione ad alta risoluzione capaci di mobilitare le comunità locali, cioè i soggetti e i gruppi che le compongono, senza più separarli per categorie e ingabbiarli in determinati interessi specifici. Si tratta di cogliere la molteplicità e, nel contempo, l’unitarietà dei bisogni degli individui, ricomponendone i frammenti. Anche i luoghi dell’abitare non sono più spazi chiusi, ma ogni edificio o spazio tende a trasformarsi in luogo polivalente, inglobando diverse funzioni nel legarsi ad altri edifici e ad altri spazi.

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Verso la legge sull’agricoltura sociale, intervista a Marco Berardo Di Stefano

«Finalmente una legge per le fattorie sociali ma ora distinguiamo chi produce davvero»

Intervista a Marco Berardo Di Stefano, presidente della Rete italiana
di Massimo Leone, pubblicata su “il manifesto” del 3 luglio 2014

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Oggi in Italia sono attive nell’agricoltura sociale circa mille realtà distribuite su tutto il territorio nazionale. In tutta l’Europa si riconosce ormai un ruolo rilevante a questo peculiare tipo di aziende per il quale il Comitato economico e sociale europeo ha adottato, nel 2012, la seguente definizione: «Un insieme di attività che impiegano risorse agricole, sia vegetali che animali, al fine di creare prestazioni sociali nelle aree rurali o periurbane. In questo senso, scopo dell’agricoltura sociale è quello di creare le condizioni, all’interno di un’azienda agricola, che consentano a persone con esigenze specifiche di prendere parte alle attività quotidiane di una fattoria, col fine di assicurarne lo sviluppo e la realizzazione individuale e di migliorare il loro benessere».

Una di queste realtà è la tenuta Mazzocchio, a Pontinia, che ospita un centro di formazione, con 7000 metri quadrati di serre didattiche, dove ogni anno ragazzi con disabilità e persone a rischio di emarginazione frequentano un corso biennale per apprendere le tecniche dell’agricoltura, della zootecnia e della florovivaistica e acquisire la qualifica di «operatore polivalente dell’agricoltura». Intorno al centro di formazione si estende la Fattoria Solidale del Circeo, che produce ortaggi di stagione con certificazione biologica, destinati alle mense scolastiche, alla grande distribuzione e ai gruppi di acquisto solidali.

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Fondi Europei, pieno successo del Convegno in Campidoglio – Gli interventi

DSC_0017-300pxOltre 200 persone hanno partecipato oggi al Convegno sul tema “Fondi Europei 2014-2020. Sperimentare il metodo Community Led nei territori di Roma” organizzato da Rete Fattorie Sociali, Forum Terzo Settore Lazio e IfoRD con il Patrocino dell’Assessorato Ambiente, Agroalimentare e Rifiuti di Roma Capitale.

Ha introdotto i lavori Marco Berardo Di Stefano, Presidente di Rete Fattorie Sociali, che ha illustrato le opportunità della programmazione dei Fondi Strutturali e d’Investimento Europei (SIE) 2014-2020 e, in particolare, i vantaggi per i territori di Roma derivanti dal metodo della progettazione partecipativa dal basso.

Finora siffatto approccio è stato previsto esclusivamente per i territori rurali. Con il nuovo ciclo di programmazione, la Regione Lazio può decidere di estendere tale metodo anche ai territori urbani dando la possibilità a partenariati pubblico-privati locali di elaborare piani di azioni locali che utilizzino contestualmente i diversi Fondi Europei.

I promotori del Convegno hanno ribadito la richiesta alle istituzioni di compiere in modo netto tale scelta. Valorizzando la funzione sociale e terapeutico-riabilitativa delle attività agricole che si svolgono nella campagna romana e promuovendo collaborazioni e integrazioni tra soggetti pubblici e privati operanti nei differenti settori, si potranno tenere insieme innovazione, sostenibilità ambientale e inclusione sociale e fare in modo che l’agricoltura urbana dia vita a nuovi modelli di welfare produttivo.

Nel suo intervento Estella Marino, Assessore all’Ambiente, Agroalimentare e Rifiuti di Roma Capitale, ha mostrato interesse per il percorso delineato dai promotori e ha illustrato le iniziative dell’amministrazione capitolina per valorizzare le risorse agricole pubbliche. Non ha mancato, tuttavia, di evidenziare una difficoltà nei rapporti tra i diversi livelli istituzionali per costruire percorsi innovativi capaci di valorizzare le sinergie tra iniziativa pubblica e progettualità dei privati e dell’economia sociale.

Sono poi seguiti gli interventi di cittadini impegnati in percorsi partecipativi e partenariati locali che vedono al centro la tutela e la valorizzazione di ecosistemi agricoli per consolidare la resilienza urbana e perseguire lo sviluppo sostenibile.

Mario Campli, membro del Comitato Economico e Sociale, ha ricordato il percorso istituzionale di elaborazione, approvazione e implementazione dei documenti di programmazione previsto dai regolamenti comunitari che obbligano le diverse istituzioni ad ascoltare le istanze della società civile.

Il Convegno è stato presieduto da Massimo Leone, Presidente di IfoRD e concluso da Gianni Palumbo, Portavoce del Forum Terzo Settore Lazio.

Ora la decisione spetterà alla Regione Lazio che, entro il 27 luglio prossimo, dovrà inviare alla Commissione Europea i Programmi operativi.

Se in tali documenti non dovesse trovare spazio l’istanza dei territori di Roma, i promotori del Convegno (Rete Fattorie Sociali, Forum Terzo Settore e IfoRD) non esiteranno a rivolgersi direttamente alla Commissione Europea.

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