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Appunti sulla lettura di “Radici & Gemme”

di Cecilia D’Elia

copertina-libro-pascale-300px96ppiIl libro di Alfonso Pascale Radici & Gemme è un libro colto, ma nello stesso tempo di facile lettura. Racconta la storia delle campagne dall’unità d’Italia a oggi, anzi, per essere esatti, la storia della società civile delle campagne, come è indicato nel sottotitolo, a sottolineare che parliamo di un mondo organizzato e complesso.
Il testo è corredato da una ricca bibliografia, sia di saggi che di testi letterari, ma è totalmente privo di note e quindi scorre come un racconto, una storia di luoghi, organizzazioni, uomini e donne. Emerge ovunque l’amore di Alfonso Pascale per questo mondo, a cui ha dedicato gran parte del suo impegno civile e militante.
Non c’è traccia di nostalgia per un mondo andato, ma una rigorosa ricostruzione di come le campane abbiano partecipato alla costruzione della democrazia e di come siano state attraversate dalla modernizzazione del trentennio neoliberista.

Ci sono pagine molto suggestive, come quella dell’incontro tra il Presidente della repubblica Luigi Einaudi, il papà dei sette fratelli Cervi, fucilati dai nazisti, e Carlo Levi. Il Presidente discute con papà Cervi, commosso dal fatto che tra le letture dei figli ci fosse la rivista da lui un tempo diretta Riforma sociale e discutono insieme delle migliorie apportate al fondo che avevano in affitto e di quelle introdotte dal Presidente nei suoi vigneti. Infine il Presidente chiede a Carlo Levi se i sette Cervi si sarebbe comunque sacrificati se non fossero stati costruttori della loro terra. Carlo levi risponde di no, e in seguito ricorderà, a proposito di quell’incontro il “legame profondo con la terra, la propria terra, come elemento costitutivo della libertà, della socialità, del progresso economico e della democrazia”.

Questo rapporto tra terra e cittadinanza percorre interamente il libro di Pascale e la sua ammirazione per i contadini, da sempre i principali interlocutori della natura.
Guardando all’origine dello stato unitario, e in generale al modo in cui si è costruito il capitalismo italiano, Pascale rifiuta ogni contrapposizione tra modernità e arretratezza. Del resto l’autore sottolinea come crescita del ceto contadino e industrializzazione vadano di pari passo. La classe operaia italiana sarà anzi fortemente radicata nella società contadina e anche per questo resisterà meglio alle esperienze di sradicamento e di alienazione.

Pascale si sofferma sulla pecularietà di un mondo in cui vigeva “un sapere paritario che, alimentandosi dei valori di reciprocità e mutuo aiuto propri del mondo rurale, genera comunità”.
Questo mondo aveva sue forme di organizzazione e di cogestione che lo Stato liberale non riconosce e occupa, liquidando tutte quelle esperienze di terre comuni, domini collettivi, demani pubblici, che erano presenti nell’esperienza contadina, soprattutto nel sud, spesso nelle terre ecclesiastiche.
“In nome della modernizzazione delle campagne si afferma di fatto l’idea che la proprietà privata della terra sia l’unica forma di possesso che permetta all’agricoltura di progredire”.
A questo processo si contrapporrà la sinistra, ma in nome della proprietà pubblica.

Un altro aspetto che mi piace sottolineare è il ruolo delle donne in questo mondo. Anche in questo caso Pascale mostra una realtà molto più ricca di quello che in genere viene immaginato. Le donne sono state attive protagoniste del movimento sindacale, al punto che nel 1905 Argentina Altobelli è eletta segretaria nazionale della Federterra, unico caso in Europa. Del resto le campagne non sono un mondo a parte, lo dimostrano i dati sul referendum sul divorzio, vinto dai No anche nelle zone rurali. Ed è di Alcamo, centro rurale della Sicilia, Franca Viola, la ragazza che per prima rifiutò il matrimonio riparatore.

Ad una lettura da non addetta ai lavori, quali io sono e in relazione all’esperienza di gruppo di acquisto solidale che stiamo facendo posso testimoniare come a colpirmi sia stato l’esperienza di beni comuni come beni relazionali che ci proviene dalla storia delle campagne, un’esperienza di cogestione molto vicina alla ricerca moderna di una nuova nozione di cosa pubblica. Bene comune non solo come bene di cui è libero l’accesso, ma bene verso cui la responsabilità è in comune.
Un’esperienza che è stata mortificata dal prevalere di concezioni statalistiche o privatistiche della proprietà.

Oggi che gli esiti della cultura predatoria che ha dominato l’ultimo trentennio sono sotto gli occhi di tutti, che la devastazione del territorio e del paesaggio italiano drammaticamente si ripropongono nelle cronache dei danni dei temporali e delle mareggiate, è necessario e doveroso ragionare su cosa sia l’agricoltura e su come possa essere al centro di una modernità sostenibile. Alfonso Pascale ci consegna un libro che vuole soprattutto guardare avanti, mettere in connessione le radici antiche di questo mondo con le gemme del futuro da costruire e nel farlo chiama in causa anche noi, cittadini metropolitani e le nostre responsabilità di consumatori di cibo. Una sfida strategica per un gruppo d’acquisto solidale.

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“Radici e Gemme – La società civile delle campagne dall’Unità ad oggi”, il 6 dicembre 2013 la presentazione a Roma

Venerdì 6 dicembre alle 17.45, presso il Roma Scout Center in Largo dello Scoutismo, il Gas Nomentano e l’Associazione IfoRD (Innovation for Rural Development) presentano il libro di Alfonso Pascale “Radici & Gemme, la società civile della campagne dall’Unità a oggi”, pubblicato da Cavinato Editore con una prefazione di Franco Ferrarotti.

locandina-pascale-6dic2013-webL’incontro sarà coordinato da Erica Sorelli, fondatrice del Gas Nomentano, e vedrà la partecipazione di Alfonso Pascale, autore del volume, Cecilia D’Elia, ex Assessore alla cultura della Provincia di Roma e membro del Comitato esecutivo del Centro per la Riforma dello Stato, Mauro Beschi, responsabile del Dipartimento Politiche Economiche CGIL, Claudio Caramadre, orticoltore e produttore biologico.

Il libro ricostruisce fatti e idee riguardanti i ceti rurali: contadini, proprietari, pescatori, artigiani, mercanti, piccoli industriali del settore alimentare, professionisti e tecnici. Un mondo variegato e fortemente intrecciato coi luoghi degli scambi e con la vita delle città, che ha saputo conquistarsi, in forme originali e a volte contraddittorie, lo spazio politico e sociale per trasfondere nella contemporaneità i propri valori. Non si ripercorrono solo le tappe del processo di costruzione delle forme organizzative con cui si è manifestato il protagonismo rurale, ma anche quelle che hanno riguardato l’evoluzione delle culture, dei modi di pensare e della percezione delle trasformazioni socio-economiche che sono avvenute nelle campagne.

Un’attenzione particolare è rivolta al rapporto tra uomini e risorse e alle innovazioni tecnologiche e si dà conto dell’ampiezza del sapere tecnico ed esperienziale accumulato nelle campagne riguardante il lavoro dei campi, l’uso delle acque, l’adattamento del territorio, la cura delle piante e degli animali. La tesi che si intende sostenere è che per fronteggiare i problemi odierni (insicurezza alimentare, cambiamenti climatici, questione energetica, crisi finanziaria), l’agricoltura, nella sua dimensione non solo produttiva ma anche culturale, potrebbe svolgere una funzione essenziale a patto, però, che recupera la sua originaria funzione di generatrice di comunità.

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“Radici e Gemme – La società civile delle campagne dall’Unità ad oggi”, il 25 ottobre 2013 a Fondi (LT) la presentazione del libro

Venerdì 25 ottobre alle 17:30, presso il Castello di Fondi in piazza Matteotti, le associazioni IfoRD (Innovation for Rural Development) e Forum delle idee presentano il libro di Alfonso Pascale “Radici & Gemme, la società civile della campagne dall’Unità a oggi”, pubblicato da Cavinato Editore con una prefazione di Franco Ferrarotti.

L’incontro sarà aperto dal saluto di Lucio Biasillo, assessore alla Cultura del Comune di Fondi; interverranno in seguito Domenico Di Resta, Alfonso Pascale, autore del volume, Marco Di Stefano, presidente della Rete delle fattorie sociali, Maurizio Di Mario, architetto paesaggista, Sonia Ricci, assessore all’Agricoltura della Regione Lazio.

Il libro ricostruisce fatti e idee riguardanti i ceti rurali: contadini, proprietari, pescatori, artigiani, mercanti, piccoli industriali del settore alimentare, professionisti e tecnici. Un mondo variegato e fortemente intrecciato coi luoghi degli scambi e con la vita delle città, che ha saputo conquistarsi, in forme originali e a volte contraddittorie, lo spazio politico e sociale per trasfondere nella contemporaneità i propri valori. Non si ripercorrono solo le tappe del processo di costruzione delle forme organizzative con cui si è manifestato il protagonismo rurale, ma anche quelle che hanno riguardato l’evoluzione delle culture, dei modi di pensare e della percezione delle trasformazioni socio-economiche che sono avvenute nelle campagne.

Un’attenzione particolare è rivolta al rapporto tra uomini e risorse e alle innovazioni tecnologiche e si dà conto dell’ampiezza del sapere tecnico ed esperienziale accumulato nelle campagne riguardante il lavoro dei campi, l’uso delle acque, l’adattamento del territorio, la cura delle piante e degli animali. La tesi che si intende sostenere è che per fronteggiare i problemi odierni (insicurezza alimentare, cambiamenti climatici, questione energetica, crisi finanziaria), l’agricoltura, nella sua dimensione non solo produttiva ma anche culturale, potrebbe svolgere una funzione essenziale a patto, però, che recupera la sua originaria funzione di generatrice di comunità.

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