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“L’ultimo anno: 1943-1944. Genesi di una prospettiva”. Il 31 gennaio a Roma la presentazione del libro di Luca Meldolesi sugli scritti di Eugenio Colorni

Venerdì 31 gennaio 2020 alle ore 20:00, presso il Seminterrato di via Siena a Roma, sarà presentato il libro “L’ultimo anno: 1943-1944. Genesi di una prospettiva” (Rubettino Editore), raccolta di scritti di Eugenio Colorni, curata da Luca Meldolesi.

Il libro, quarto volume della serie dedicata agli scritti di Colorni realizzata dall’A Colorni-Hirshman International Institute, è dedicato alle attività e alle riflessioni del filosofo e politico socialista quando era, con il nome di battaglia Angelo, tra i dirigenti della Resistenza a Roma (fino a quando fu ferito a morte dalla Banda Koch, corpo di polizia parallela fascista).

Giuliano Vassalli, che fu vicino a Eugenio Colorni nella Resistenza, ha scritto “Ricordo Angelo, questo grande studioso, questo grande combattente della libertà anche come un uomo squisitamente politico, eccezionalmente bravo nell’attività politica, nella propaganda e nell’insegnamento che, pur poco più anziano di noi seppe darci”.

Dialogherà con il curatore Stefania Ficacci, responsabile per la ricerca storica dell’Ecomuseo Casilino, mentre Adriano Scaletta avrà il ruolo di moderatore.

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Feriae Augusti

Alla luce (assai fioca) degli attuali “chiari di luna”, cari amici, “l’Italia è sola” – l’ha scritto Ernesto Galli della Loggia sul Corriere del 1° agosto. Meglio sola che male accompagnata – m’è venuto subito da pensare leggendo il suo articolo.

“Dalla questione dei migranti al contenzioso sulla Francia – ha proseguito, dunque, il Sor Ernesto – è questo il referto che ci consegna la situazione internazionale. E’ una situazione drasticamente nuova nella storia della repubblica: per la prima volta dal 1948, infatti, l’Italia non può contare stabilmente né su un potente alleato – come furono per decenni gli Stati Uniti […] – né su un sistema integrato di relazioni forti nel quale tuttavia avere una qualche influenza, come è stato fino all’altro ieri con l’Unione Europea. Nella quale invece contiamo sempre meno mentre sempre più essa si va trasformando nei nostri confronti una sorta di potenza tutoria non proprio benevola”.

E allora? Mi aspettavo, leggendo l’articolo che, accanto agli evidenti motivi di preoccupazione, l’autore cominciasse ad esplorare le opportunità nascoste che ogni nuova situazione cela di solito nel suo seno. Macché, niente di niente: anche in questo caso il vizio nazionale del lamento è risultato contagioso. Non solo: in tanti ragionamenti (e mass media), il fatto che siamo in presenza di un nuovo scatenamento dei nazionalismi in Occidente – prima quello tedesco (sotto mentite spoglie), poi quello inglese, americano, francese – sembra catturare l’attenzione solo per suggerire sotterraneamente che dovremmo farlo anche noi.

Non mi pare una buona idea – per usare un eufemismo. Penso, piuttosto, che l’Italia dovrebbe muoversi in controtendenza, guardando il lato incoraggiante (nonostante tutto) della situazione, evitando di trovarsi “male accompagnata” ed affermandosi invece (passioni ed interessi) in alternativa rispetto allo spettacolo poco edificante che i neo-nazionalismi del mondo stanno dando di se stessi quotidianamente: persino in Occidente!

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